Gli investimenti di Vittorio
In un altro passaggio del diario Claudi scrive: «Una realtà economica drammatica, assurda. Mia madre ridotta un essere pietoso, fisicamente e moralmente straziata. Io, un essere assurdo che vive una vita assurda. Mai, come in questi giorni ho sentito franare la terra sotto i miei piedi».
Verso la fine degli anni Cinquanta il fratello Vittorio vuole realizzare una propria clinica vendendo la casa di cura “Villa Bianca Maria” per inaugurare, sempre a Roma, “Villa Claudia”. Come emerge da alcuni appunti scritti dal fratello, l’operazione costerà molti sacrifici alla famiglia a causa delle ingenti spese: «dicembre 1951 / Acquisto del Villino, da noi ampliato. È costato 40 milioni: 20 versati e venti a debito (fra banche ed ex proprietario). / 1954 / Si finisce di pagare il villino. Il mio contributo è totale dal 1948 fino al 1957, anno della chiusura della clinica, in quanto, prima si doveva comprare il villino, poi pagare i debiti. Dopo, negli ultimi 2-3 anni, la mutualizzazione era diventata devastante con contratti accettati da mamma terrorizzata, a prezzi pazzescamente bassi ed il frutto del mio lavoro (e della mia pelle date le radiazioni) andava a coprire il deficit di gestione e una buona vita familiare» (Vittorio Claudi, CROFAM). I debiti verranno estinti definitivamente da Vittorio intorno al 1966-1967, in seguito alla vendita della clinica “Villa Claudi” e all’apertura dell’azienda “Iniziative Industriali Pomezia” (I.I.P.) dedita alla costruzione di macchinari ospedalieri.